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Fujifilm X100F

Siamo a quattro, ma siccome i giapponesi hanno ben le note difficoltà con tale numero (leggasi scaramanzia), quattro in questo caso si scrive Fujifilm X100F. Con la F rossa, come da tradizione. Dalla originale X100 sono passati oltre sei anni, e in ambito tecnologico sei anni sono davvero tanti, ma il design non è cambiato e rimane piacevolmente retrò, sebbene rivisto nei particolari per tenere conto dell’esperienza maturata nell’uso sul campo dei tre precedenti modelli.
A ciò si aggiunga la filosofia “Kaizen”, secondo la quale Fujifilm garantisce un continuo aggiornamento software delle proprie fotocamere anche a distanza di diversi anni dalla loro presentazione. Le novità di sensore e processore Esteticamente la Fujifilm X100F non si discosta in modo particolare dai modelli precedenti, sebbene il corpo presenti novità di un certo rilievo, che vedremo più avanti, ma è sotto la pelle che il cambiamento è radicale. Infatti, pur mantenendo il formato APS-C, il sensore è una novità assoluta per la gamma X100 e deriva da quelli montati sulle mirrorless top di gamma X-Pro2 e X-T2. Si tratta di un sensore da 24 Mpxl della famiglia X-Trans CMOS III, caratterizzato da una organizzazione dei filtri RGB meno regolare rispetto alla classica matrice di Bayer e che permette quindi di fare a meno del filtro anti-aliasing. Naturalmente gli artefatti non sono eliminabili del tutto, ma grazie a questa particolare disposizione dei filtri colore si elimina quasi totalmente la componente cromatica; a ridurre la necessità del filtro anti-aliasing contribuisce anche l’elevata risoluzione del sensore, accompagnata dall’ormai classico obiettivo Fujinon 23mm f/2.
Accoppiato al sensore troviamo appunto il Fujinon Super EBC 23mm f/2 che, in formato 35mm, equivale ad un 35mm f/2. L’elevato potere risolutivo viene messo alle corde dalla risoluzione del sensore, ma la qualità d’immagine è ai massimi livelli grazie sia alle prestazioni ottiche che alla funzione Lens Modulation Optimizer che sfrutta la maggiore disponibilità di informazioni da parte del sensore per contrastare digitalmente difetti ottici quali l’aberrazione cromatica laterale, oltre a migliorare la resa ai diaframmi più chiusi.
Come oramai di consueto, la X100F dispone di uno “zoom virtuale” ottenuto croppando e poi ridimensionando il ritaglio ottenuto così da riportarlo a 24 Mpxl. La funzione è utile dal punto di vista compositivo, ma l’implementazione di Fujifilm richiederebbe notevoli miglioramenti: con un sensore da 24 Mpxl non ha alcun senso riportare i ritagli, di risoluzione inferiore, alla risoluzione nominale del sensore poiché il risultato è una immagine sgranata che non apporta
alcuna miglioramento rispetto al crop; inoltre i file pesano di più.
C’è anche da considerare che la funzione è disponibile solo sul formato Jpeg e dunque se scattate in Raw+Jpeg non ne potete usufruire.
Naturalmente Fujifilm mette a disposizione gli adattatori Wide e Tele, in versione silver o nera per coordinarsi con il colore del corpo, che permettono di formare un terzetto di focali (28-35-50mm) sfruttando al massimo le potenzialità del sensore.
Vale la pena di ricordare che la filettatura è esterna al barilotto ed è dunque necessario un adattatore per poter montare dei filtri.
Il sensore, come nei modelli di punta, è dotato di messa a fuoco a differenza di fase; in particolare dispone di ben 169 punti AF a differenza di fase su un totale di 325 aree di messa a fuoco selezionabili, con la possibilità di accorpare più punti in modo da espanderne l’area attiva.

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